Selezione testo per la Notte Nazionale del Liceo Classico - Testo di Ludovico Simone VE


Quella mattina, come sempre, stavo andando a scuola. Ma la solita strada, le solite case, i soliti negozi, era come se non li ritrovassi più. Uomini in chitone o in clamide e donne in lunghi pepli mi camminavano accanto.
Il paesaggio aveva qualcosa di familiare. Guardai all’orizzonte e riconobbi le colline che digradavano verso il mare e la linea sinuosa della costa. Mi trovavo in un luogo che conoscevo, ma che aveva perso le caratteristiche consuete, sembrava spoglio di qualsiasi riferimento al presente.
Mi avviai per una strada lastricata in pietra, che scendeva verso il mare. Seduta ad un crocevia, vidi una ragazza che mi guardava, come se mi aspettasse. Gli occhi azzurri, come gocce di mare africano, le brillavano sul volto.
– Ti aspettavo... Sono Kronya. Voglio farti conoscere due persone… – mi disse, appena mi avvicinai.
Mi prese per mano e insieme cominciammo a percorrere la stradina che si andava riempiendo di persone indaffarate. Il modo di vestire era tipico dell’antica Grecia.
Ma dove mi trovavo e principalmente quando? Chi erano i misteriosi personaggi che andavamo ad incontrare con la bellissima Kronya? Quest’ultima sembrava che mi leggesse il pensiero.
– Sei ad Akràgas, la più bella città dei mortali, la città dei tuoi lontani progenitori. Qui costruiscono case e templi come se non dovessero morire mai e mangiano come se dovessero morire l'indomani.
Non ebbi il tempo di riflettere su quelle parole che la strada si aprì su una grande piazza, nel cui centro si ergeva una costruzione di dimensioni enormi. Si trattava di un tempio alto come un palazzo di sei piani, con colonne enormi e bianchissime, sovrastate da una trabeazione con figure scolpite che rappresentavano eroi in battaglia. Sotto vi riconobbi delle colonne a figura umana maschile, che avevo visto da qualche parte: - I telamoni! - pensai.
Anche questa volta Kronya fu più veloce del mio pensiero: - Questo è l’Olympeion: non farti ulteriori domande; sarebbero inutili. Fu costruito dai tuoi avi per festeggiare e ringraziare gli dei e gli eroi della battaglia di Himera di cinquant’anni fa. Sappi che nessuno del tuo tempo ha avuto l’onore di vederlo; è un privilegio che ti voglio regalare. Ma non è l’unico…-
La battaglia di Himera…, pensai, è del 480 a.C. allora siamo nel 430 a.C.!
L’Olympeion aveva giganteschi gradini che costituivano il basamento del tempio. Per l’accesso alle grandi porte d’ingresso vi era una scala in pietra che collegava gli enormi scalini l’uno all’altro. Due figure ci aspettavano alla fine della scala. Il primo, che sembrava avere una quarantina d’anni, stava in piedi e guardava con una sorta di consapevole deferenza il secondo, più anziano di lui di almeno vent’anni, che invece stava seduto su uno dei gradini, circondato da altri uomini che lo trattavano con grande rispetto. Era evidente che il più vecchio doveva essere una persona importante qui nell’Akràgas della seconda metà del V secolo a.C. Entrambi sembravano aspettare qualcuno, ma nessuno dei due guardava verso di me.
Kronya ancora una volta mi diede una mano.
– L’uomo anziano è la guida, il faro eterno di Akràgas, l’uomo che ha salvato la città dallo sfascio dopo la fine della tirannide di Terone. Non ha mai voluto nessun riconoscimento politico, ma ha fatto molto sia qui sia nelle città vicine: è il grande Empedocle, saggio, ingegnere e medico glorioso. Il più giovane, che vedi in piedi, invece, è Socrate, figlio di Sofronisco: si trova qui di passaggio. Viene da Atene, dove è stimato dai giovani e non sempre apprezzato dai governanti, e da dove è fuggito per via di una grande pestilenza che sta decimando la popolazione di quella città. Attendendo che l’epidemia passi per ritornarvi, ha voluto conoscere la grandezza di Akràgas e dei suoi abitanti. Avviciniamoci!
Empedocle e Socrate insieme: e chi lo avrebbe mai detto!! Ancora una volta, non ebbi tempo di pensare che Empedocle mi vide.
– Ragazzo, tu che vieni da un altro tempo – mi disse – vuoi confermare a questo signore che l’universo è fatto di terra, aria, acqua e fuoco ed è mosso dalle forze dell’Odio e dall’Amore che tutto unisce?
Sorridendo, pensavo tra me quanto ingenua fosse quelle domanda rispetto al mio mondo fatto di relatività e teorie quantistiche, quando Socrate disse:
– L’Odio e l’Amore sono importanti, ma l’animo dell’uomo, in cui essi albergano, è ciò che più dobbiamo conoscere e, più sappiamo di esso, e meno conosciamo. Tu, invece, ragazzo del tempo futuro, hai per noi il segreto della conoscenza?
Non avevo nessun segreto e nessuna certezza, ma avrei voluto raccontargli tutto quello che sapevo del mio mondo. Kronya lesse il mio pensiero, mi guardò con tenerezza e mi disse: - Ognuno ha il suo tempo. Sono certa che anche a te qualcuno darà gli occhiali per saper leggere il tuo mondo e rispondere a questa domanda… -
Stavo per aprir bocca, quando lei sparì, come un alito di vento, e mi ritrovai nella strada di scuola: era il mio primo giorno al Liceo Classico.