Quella
mattina, come sempre, stavo andando a scuola. Ma la solita strada, le solite
case, i soliti negozi, era come se non li ritrovassi più. Uomini in chitone o
in clamide e donne in lunghi pepli mi camminavano accanto. Imponenti edifici bianchi
si ergevano tutt’intorno, con colonne doriche, ioniche e corinzie. Osservando
meglio queste strutture titaniche, si notavano rappresentazioni in bassorilievo
di scene mitiche, colorate in blu, rosso e oro.
Mi
fermai un attimo. Ero appena scesa dall’autobus, quindi mi trovavo di certo ad
Agrigento, ma la fermata non c’era più. Guardai le mie compagne, con le quali
ero solita prendere l’autobus. Non indossavano i soliti vestiti, non potavano
lo zaino in spalla e non tenevano il cellulare in mano: avevano anch’esse
addosso dei lunghi pepli bianchi, bracciali dorati e sandali di cuoio ai piedi.
Abbassai
lo sguardo su di me… eh sì, anch’io ero vestita in quel modo.
Per
me si trattava di un giorno speciale: il mio compleanno. Desideravo qualcosa di
unico, ma quello era quasi inquietante.
Non
sapendo cosa fare, seguii gli altri verso la scuola.
Quando
fummo arrivati, trovammo all’ingresso gli spiriti della scuola pronti ad
accoglierci: Areté, spirito di virtù, eccellenza, bontà e valore; Elpis,
spirito di speranza e attesa; Philophrosyne, spirito di gentilezza, benvenuto,
amicizia e benevolenza; Techne, personificazione dell'arte, della tecnica e
dell'abilità del fare; Sophrosyne, spirito di moderazione, auto-controllo, temperanza
e discrezione; Eucleia, spirito della buona reputazione e della gloria.
Attraversammo
l’atrio e, giunti in classe, iniziò la lezione. Durante questa dovevamo
prendere appunti su tavolette cerate, ma io non riuscivo a seguire: passai
tutta la giornata scolastica cercando di rendermi conto del luogo in cui mi
trovavo ed escogitando un piano per ritornare a casa. Quando gli spiriti ci
avvisarono che le lezioni erano terminate, cercai di raggiungere più
velocemente possibile quella che fino alla mattina era stata la stazione degli
autobus, ma fui bloccata dall’intera classe la quale mi “ricordò” che, essendo
il mio compleanno, dovevo preparare i sacrifici agli dei, al fine di un buon
auspicio. Non sapevo minimamente di cosa stessero parlando: quel di cui sono
certa è che in meno di un minuto mi ritrovai nel giardino della scuola a
raccogliere frutti di stagione, destinati alla dea Demetra per la festività
dell’Aloe.
Dopo
circa un’ora di raccolta, salimmo in aula e mangiammo qualche frutto. Poi ci
recammo in cucina per preparare la torta di compleanno: in realtà non si
trattava di un vero e proprio dolce, bensì di una sorta di focaccia al miele,
tonda come la luna. La preparazione non fu particolarmente complessa, al
contempo però la cottura durò tutto il pomeriggio. Terminata quest’ultima, ci
dirigemmo a piedi verso il tempio di Demetra. Durante il tragitto mi feci
spiegare cosa avrei dovuto fare una volta arrivata.
Nel
momento in cui arrivammo, trovammo a presiedere la cerimonia di sacrificio: Alke,
spirito di prodezza e coraggio; Armonia, dea dell'armonia e della concordia; Dikaiosyne,
spirito di giustizia e correttezza; Ebe, dea della giovinezza; Eleos, spirito
di pietà, misericordia e compassione; Epiphron, spirito di prudenza,
accortezza, pensosità e sagacia. Questi posero sulla torta delle candeline per
allontanare gli spiriti malvagi e impedirgli di interferire durante il corso
del rituale.
Di
tutta quella situazione assurda ciò che mi stupì veramente furono le candeline:
sembra banale ma non avrei mai immaginato che gli antichi Greci usassero le candeline.
Al
calar del sole, misi la torta e i frutti raccolti la mattina sull’altare
sacrificale. I sacerdoti e le sacerdotesse accesero un fuoco e tutti insieme
aspettammo che esso divampasse, simbolo dell’approvazione degli dei. Infine
mangiammo e danzammo allegramente, sotto lo sguardo disgustato degli spiriti
del male.
Dopo
poco Hypnos, il dio del sonno, mi colse e venni avvolta dagli Oneiroi, gli spiriti
dei sogni.
Subito
mi apparve Demetra in un campo di grano, che mi domandò quale fosse il mio
desiderio di compleanno. Io risposi che volevo semplicemente tornare a casa.
Poi una luce radiosa mi abbagliò e non sentii più nulla.