Quella mattina, come sempre, stavo andando a scuola. Ma la
solita strada, le solite case, i soliti negozi, era come se non li ritrovassi
più. Uomini in chitone o in clamide e donne in lunghi pepli mi camminavano
accanto. Ero confusa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. In un primo
momento pensai che si stesse svolgendo una sorta di fiera a tema antica Grecia,
ma quando provai a chiedere informazioni ad un passante, questo mi squadrò da
capo a piedi con una smorfia quasi disgustata sul viso e non si degnò neanche
di rispondere alla mia domanda, superandomi con passo veloce. Sbuffando, mi
risistemai lo zaino in spalla e ripresi a camminare verso la scuola, sicura che
almeno lì qualcuno avrebbe chiarito la situazione e ci saremmo fatti una bella
risata.
Tuttavia, più mi avvicinavo alla piazzetta vicino alla scuola,
più la folla si faceva fitta. Improvvisamente, un ragazzino mi sfrecciò
accanto, urlando parole incomprensibili ai suoi amici, che arrivarono poco
dopo. Erano tutti vestiti rigorosamente con abiti tipici dell’epoca. Possibile
che ci fosse davvero un raduno di appassionati di storia e che io non ne
sapessi niente? Se davvero fosse stato così, avrei voluto conoscere l’organizzatore
e complimentarmi con lui. Quei costumi erano davvero realistici!
Sul ciglio della strada un anziano dalla lunga barba bianca e
dall’aria stanca stava contemplando la folla. Non sembrava un tipo che mi avrebbe
cacciata malamente come quello di poco prima, quindi decisi di provare a
domandargli cosa stessero facendo lui e le altre persone. Proprio mentre stavo
per toccargli la spalla, mi sentii attraversare da un brivido in tutto il
corpo, e prima che potessi far nulla, il vecchio si girò di scatto guardandomi
con gli occhi spalancati. Arretrai, ma lui mi afferrò il polso e disse: “E’
passato molto tempo, circa settant’anni, dall’ultima volta in cui ho incontrato
un viaggiatore. A giudicare dal tuo
modo di vestire, dovresti provenire dal XXI secolo. Ti prego, parlami della tua
epoca.” Tentai di divincolarmi, quell’uomo era pazzo! Certo che provenivo dal
XXI secolo, proprio come lui! O forse…no, impossibile. I viaggi nel tempo non
esistono. Eppure, com’è che mi aveva chiamata? Viaggiatore...
Dovevo fare qualcosa, la gente in strada sembrava non avere
alcuna intenzione di aiutarmi. Avrei potuto urlare, ma decisi di fingere di
credere alle parole del vecchio, così magari mi avrebbe lasciata in pace. “Beh...c’è
molto da dire. Nel secolo scorso sono scoppiate e terminate due grandi guerre,
la Prima e la Seconda guerra mondiale. La tecnologia ha fatto passi da gigante
e nel presente tutti hanno un cellulare, un computer portatile o entrambi.
Anche la medicina e l’astronomia si sono evolute. Si pensa addirittura che
Marte sia abitabile. Ah sì, purtroppo l’uomo sta praticamente distruggendo il
pianeta perché consuma più risorse di quante esso possa fornirne.” Avevo
provato a fare un riassunto degli avvenimenti più importanti degli ultimi anni,
ma vista la faccia confusa del vecchio, dedussi di non essere una gran
narratrice. “Sono Nadia, tra parentesi.” aggiunsi, rendendomi conto di non
essermi presentata a dovere.
“Io mi chiamo Creskles.” Mi sorrise, poi tornò serio e disse:
“La tua visita mi ha fatto molto piacere, ma ora devi tornare nel futuro, i
tuoi vestiti moderni danno troppo nell’occhio. Hai la chiave?”
Tornare nel futuro? La
chiave?
Non avevo idea di cosa stesse parlando, ma un’altra scossa,
più forte della precedente, mi attraversò, e all’improvviso ricordai. Una serie
di immagini mi scorse davanti agli occhi. Vidi
me stessa, avevo in mano una grossa chiave arrugginita, che infilavo nella
serratura della mia stanza. La porta si apriva ed una luce accecante veniva
sprigionata da ciò che si trovava all’interno. Io avanzavo senza esitazione,
venendo inglobata dalla luce, poi svenivo.
Ricordai che la mia famiglia apparteneva ad una stirpe di viaggiatori. Questo era il mio primo
viaggio, quindi il fatto di aver perso i ricordi era normale, succede a tutti
all’inizio. E’ per questo che esistono i guardiani
come Creskles, uomini e donne provenienti da famiglie di viaggiatori ma non in grado di passare
da un’epoca all’altra. Il loro compito è aiutare i novellini ad orientarsi nel
tempo, per non commettere errori e rischiare di alterare la storia.
Ringraziai Creskles, presi la chiave dalla tasca del
giubbotto e mi avvicinai alla porta di una delle case della strada. Proprio
mentre stavo per inserire la chiave nella serratura, sentii una voce femminile
chiamarmi. Sembrava provenire da lontano, ma non capivo bene a chi
appartenesse. Poi d’un tratto realizzai che si trattava di mia madre, che mi
diceva di alzarmi se non volevo fare tardi a scuola. Lo scenario intorno a me,
insieme a tutta la gente nella piazza, si dissolse, ed io aprii gli occhi. Ero
nella mia stanza. Alzai la testa, voltandomi verso mia madre, e le raccontai
del bizzarro ed avventuroso sogno che avevo fatto quella notte. Ma sarà stato
solo un sogno?