Selezione testo per la Notte Nazionale del Liceo Classico - testo di Martina Tessitore VD


Quella mattina, come sempre, stavo andando a scuola. Ma la solita strada, le solite case, i soliti negozi, era come se non li ritrovassi più. Uomini in chitone o in clamide e donne in lunghi pepli mi camminavano accanto. Ero confusa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. In un primo momento pensai che si stesse svolgendo una sorta di fiera a tema antica Grecia, ma quando provai a chiedere informazioni ad un passante, questo mi squadrò da capo a piedi con una smorfia quasi disgustata sul viso e non si degnò neanche di rispondere alla mia domanda, superandomi con passo veloce. Sbuffando, mi risistemai lo zaino in spalla e ripresi a camminare verso la scuola, sicura che almeno lì qualcuno avrebbe chiarito la situazione e ci saremmo fatti una bella risata.
Tuttavia, più mi avvicinavo alla piazzetta vicino alla scuola, più la folla si faceva fitta. Improvvisamente, un ragazzino mi sfrecciò accanto, urlando parole incomprensibili ai suoi amici, che arrivarono poco dopo. Erano tutti vestiti rigorosamente con abiti tipici dell’epoca. Possibile che ci fosse davvero un raduno di appassionati di storia e che io non ne sapessi niente? Se davvero fosse stato così, avrei voluto conoscere l’organizzatore e complimentarmi con lui. Quei costumi erano davvero realistici!
Sul ciglio della strada un anziano dalla lunga barba bianca e dall’aria stanca stava contemplando la folla. Non sembrava un tipo che mi avrebbe cacciata malamente come quello di poco prima, quindi decisi di provare a domandargli cosa stessero facendo lui e le altre persone. Proprio mentre stavo per toccargli la spalla, mi sentii attraversare da un brivido in tutto il corpo, e prima che potessi far nulla, il vecchio si girò di scatto guardandomi con gli occhi spalancati. Arretrai, ma lui mi afferrò il polso e disse: “E’ passato molto tempo, circa settant’anni, dall’ultima volta in cui ho incontrato un viaggiatore. A giudicare dal tuo modo di vestire, dovresti provenire dal XXI secolo. Ti prego, parlami della tua epoca.” Tentai di divincolarmi, quell’uomo era pazzo! Certo che provenivo dal XXI secolo, proprio come lui! O forse…no, impossibile. I viaggi nel tempo non esistono. Eppure, com’è che mi aveva chiamata? Viaggiatore...
Dovevo fare qualcosa, la gente in strada sembrava non avere alcuna intenzione di aiutarmi. Avrei potuto urlare, ma decisi di fingere di credere alle parole del vecchio, così magari mi avrebbe lasciata in pace. “Beh...c’è molto da dire. Nel secolo scorso sono scoppiate e terminate due grandi guerre, la Prima e la Seconda guerra mondiale. La tecnologia ha fatto passi da gigante e nel presente tutti hanno un cellulare, un computer portatile o entrambi. Anche la medicina e l’astronomia si sono evolute. Si pensa addirittura che Marte sia abitabile. Ah sì, purtroppo l’uomo sta praticamente distruggendo il pianeta perché consuma più risorse di quante esso possa fornirne.” Avevo provato a fare un riassunto degli avvenimenti più importanti degli ultimi anni, ma vista la faccia confusa del vecchio, dedussi di non essere una gran narratrice. “Sono Nadia, tra parentesi.” aggiunsi, rendendomi conto di non essermi presentata a dovere.
“Io mi chiamo Creskles.” Mi sorrise, poi tornò serio e disse: “La tua visita mi ha fatto molto piacere, ma ora devi tornare nel futuro, i tuoi vestiti moderni danno troppo nell’occhio. Hai la chiave?”
Tornare nel futuro? La chiave?
Non avevo idea di cosa stesse parlando, ma un’altra scossa, più forte della precedente, mi attraversò, e all’improvviso ricordai. Una serie di immagini mi scorse davanti agli occhi. Vidi me stessa, avevo in mano una grossa chiave arrugginita, che infilavo nella serratura della mia stanza. La porta si apriva ed una luce accecante veniva sprigionata da ciò che si trovava all’interno. Io avanzavo senza esitazione, venendo inglobata dalla luce, poi svenivo.
Ricordai che la mia famiglia apparteneva ad una stirpe di viaggiatori. Questo era il mio primo viaggio, quindi il fatto di aver perso i ricordi era normale, succede a tutti all’inizio. E’ per questo che esistono i guardiani come Creskles, uomini e donne provenienti da famiglie di viaggiatori ma non in grado di passare da un’epoca all’altra. Il loro compito è aiutare i novellini ad orientarsi nel tempo, per non commettere errori e rischiare di alterare la storia.
Ringraziai Creskles, presi la chiave dalla tasca del giubbotto e mi avvicinai alla porta di una delle case della strada. Proprio mentre stavo per inserire la chiave nella serratura, sentii una voce femminile chiamarmi. Sembrava provenire da lontano, ma non capivo bene a chi appartenesse. Poi d’un tratto realizzai che si trattava di mia madre, che mi diceva di alzarmi se non volevo fare tardi a scuola. Lo scenario intorno a me, insieme a tutta la gente nella piazza, si dissolse, ed io aprii gli occhi. Ero nella mia stanza. Alzai la testa, voltandomi verso mia madre, e le raccontai del bizzarro ed avventuroso sogno che avevo fatto quella notte. Ma sarà stato solo un sogno?Q